Strasburgo, destre e Ppe: «No alla discussione sul protocollo Italia-Albania»

Non è riuscito il tentativo di discutere la sentenza del tribunale di Roma sull’accordo Italia-Albania a Strasburgo, dove si tiene la sessione plenaria del Parlamento europeo.

La domanda di inserimento nell’ordine del giorno era stata avanzata dal gruppo dei Greens per iniziativa dell’eurodeputato Leoluca Orlando, raccogliendo il consenso di tutta la parte sinistra dell’emiciclo, dai socialisti (S&D) a Left. Quasi impossibile però raggiungere la maggioranza, data l’opposizione del Ppe, certamente interessato ai buoni rapporti con il governo italiano. E potrebbe non aver aiutato la scelta dei liberali di Renew di presentare una richiesta separata. Il voto dell’Eurocamera ha respinto entrambe le proposte, con il voto decisivo di tutta la destra, ovvero i conservatori di Ecr patrioti (PfE) e sovranisti (Esn) insieme al Ppe.

Anche se il dibattito non si terrà, in Aula ne è comunque andata in scena un’anticipazione, con lo scontro tra la co-capogruppo dei Greens Terry Reintke e il leader dei conservatori Nicola Procaccini. La prima ha indicato la necessità di accendere un faro europeo sul rispetto dello stato di diritto, dato che «membri della coalizione di estrema destra e anche del governo italiano hanno attaccato l’indipendenza dei giudici e la sentenza stessa». Il fedelissimo di Meloni ha replicato che «la sentenza non riguarda il protocollo Italia-Albania».

Eppure, i segnali che arrivano dall’Ue non sono incoraggianti per Roma. Al netto dell’apprezzamento di alcuni paesi e della stessa von der Leyen verso l’esperimento con Tirana, Bruxelles chiede «pieno rispetto del diritto e dei trattati Ue, senza minarne in alcun modo l’applicazione», come ha detto ieri una portavoce della Commissione. Tenere i migranti il più possibile lontani, «esternalizzando» le frontiere è un conto. Ma il modello Albania rischia di essere un caso molto scivoloso per l’Ue.

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