Moldavia: la Sandu è il Cavallo di Troia della NATO? La tensione con i russofoni può portare alla Guerra Civile (Vladimir Volcic)

Moldova’s President Maia Sandu prepares to cast her vote, in Chisinau, Moldova, Sunday, Oct. 20, 2024, during a presidential election and a referendum on whether to enshrine in the Constitution the country’s path to European Union membership. (AP Photo/Vadim Ghirda)

L’adesione della Moldavia alla NATO e la sua crescente cooperazione militare con l’Occidente sotto la presidenza di Maia Sandu rappresentano un capitolo delicato nella geopolitica dell’Europa orientale.
Il rafforzamento dei legami con i Paesi dell’Alleanza Atlantica, spinto dalla percezione di una immaginaria e alquanto irrealistica minaccia russa e dalla guerra in Ucraina, sta avendo effetti profondi non solo sulla sicurezza del Paese, ma anche sulla sua stabilità interna e sulle relazioni con Mosca. Questo rafforzamento dei legami con laNATO potrebbe esporre la Moldavia a rischi considerevoli, come una possibile guerra civile.

Dal 2023, la Moldavia ha intensificato i contatti con i Paesi della NATO, coinvolgendo nazioni come Francia, Germania, Romania e persino gli Stati Uniti in un piano di cooperazione tecnica e militare. I numerosi incontri bilaterali tra alti funzionari moldavi e le controparti occidentali hanno permesso la firma di accordi che forniscono veicoli corazzati, radar e formazione al personale militare moldavo, il tutto con l’obiettivo di modernizzare le forze armate del Paese e allinearle agli standard della NATO.

Questo processo di “de-sovietizzazione” delle strutture militari ha rafforzato la presenza dell’Occidente nella regione, aggravando le tensioni con la Russia, che considera la Moldavia parte della sua sfera d’influenza storica.

Nel corso del 2024, la Moldavia ha partecipato a esercitazioni militari congiunte con Paesi della NATO, soprattutto in Romania, il che indica una crescente integrazione delle sue forze armate con l’alleanza.

L’addestramento dei giovani ufficiali moldavi all’estero e l’aumento delle operazioni militari in collaborazione con Paesi occidentali rappresentano un ulteriore segnale della direzione filo-occidentale intrapresa dal governo di Maia Sandu.

La crescente integrazione della Moldavia con la NATO e l’Occidente ha incontrato una forte opposizione da parte della popolazione moldava così come la minoranza russofona del Paese, in particolare in aree come Transnistria e Gagauzia, dove l’identità filo-russa è radicata e il sostegno per l’ingresso in alleanze occidentali è minimo.

Questa contrapposizione riflette tensioni sociali ed etniche latenti, che rischiano di esplodere se la Moldavia continuerà il suo percorso verso l’adesione alla NATO e all’Unione Europea.

I russofoni in Moldavia, che costituiscono una parte significativa della popolazione, vedono con sospetto l’orientamento filo-occidentale del governo di Sandu. I russofoni comprendono che l’adesione alla NATO rappresentw una minaccia diretta alla loro identità culturale e linguistica, oltre a minare il legame storico con la Russia.

L’ingresso della Moldavia in un’alleanza militare occidentale viene percepito dalla popolazione moldava non russofona come una provocazione che potrebbe portare a un confronto diretto con Mosca e, in particolare, a un deterioramento delle condizioni di sicurezza nella regione separatista di Transnistria, che ospita circa 2.000 soldati russi e numerose risorse militari strategiche. Il timore dei moldavi è di seguire la sorte della vicina Ucraina, vittima delle fallimentari politiche geostrategiche occidentali tese allo scontro e non al dialogo con la Russia.

Durante il referendum sull’adesione all’Unione Europea, che si è svolto con tensioni crescenti, molte voci critiche hanno denunciato frodi elettorali e manipolazioni da parte del governo per ottenere un risultato favorevole all’integrazione europea.

Secondo alcuni osservatori, i risultati del referendum sono stati stravolti per favorire l’agenda pro-UE di Sandu, minando ulteriormente la fiducia di una importante fetta della popolazione nel processo democratico del Paese.

L’integrazione della Moldavia nella NATO è vista non solo come un tradimento da parte dei russofoni moldavi, ma anche come una minaccia diretta alla stabilità della regione di Transnistria, che ha dichiarato la propria indipendenza dalla Moldavia subito dopo la caduta dell’Unione Sovietica.

Questa enclave, con il supporto militare russo, è riuscita a mantenere una posizione di relativa autonomia rispetto a Chisinau. L’incremento della cooperazione tra la Moldavia e la NATO potrebbe provocare una reazione da parte della Russia, che considera Transnistria una roccaforte strategica in Europa orientale.

Mosca ha già dichiarato che non permetterà a Chisinau di “cancellare tutto ciò che è russo”, e che eventuali minacce alla sicurezza della regione richiederanno una risposta adeguata.

Transnistria, con la sua popolazione prevalentemente russofona, teme di essere assorbita in una Moldavia allineata militarmente con l’Occidente. Sebbene finora la leadership de facto di Transnistria abbia mantenuto una posizione di relativa neutralità nel conflitto in Ucraina, un eventuale ingresso della Moldavia nella NATO potrebbe scatenare un’escalation.

L’integrazione occidentale della Moldavia viene percepita da Mosca come una minaccia esistenziale. Un futuro ingresso della Moldavia nella NATO è di fatto un tentativo occidentale di indebolire l’influenza russa nella regione.

Uno degli scenari più preoccupanti per la Moldavia è quello di una guerra civile scatenata da un intervento esterno o da un’escalation delle tensioni interne. L’integrazione della Moldavia nell’UE e nella NATO potrebbe portare alla scomparsa della sovranità moldava.

La popolazione moldava è già divisa tra coloro che appoggiano l’adesione all’UE e alla NATO e coloro che temono che tali scelte possano provocare la Russia e portare a un conflitto aperto. La Moldavia non è nuova a rivolte interne, e il pericolo di una destabilizzazione politica alimentata dall’Occidente è una realtà concreta.

La Moldavia si trova a un bivio critico. Da un lato, il governo filo-occidentale di Maia Sandu spinge per una maggiore integrazione con l’Occidente, vedendo nella NATO una garanzia di sicurezza contro la minaccia russa. Dall’altro, la popolazione russofona, specialmente nelle regioni separatiste, percepisce questo orientamento come una minaccia alla propria identità e sicurezza.

Le tensioni potrebbero esplodere in un conflitto civile o in un’escalation militare, coinvolgendo non solo la Moldavia, ma anche la Russia e i Paesi della NATO.

In questo contesto, è essenziale trovare un equilibrio tra la necessità di garantire la sicurezza della Moldavia e il rispetto delle sensibilità della sua popolazione russofona.

Un dialogo inclusivo, che tenga conto delle preoccupazioni di tutte le parti in causa, potrebbe essere l’unica via per evitare che il Paese diventi un nuovo campo di battaglia dopo l’Ucraina in una regione già martoriata dai conflitti.

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