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Sembra che la società di investigazioni ‘Equalize’, guidata dall’ex poliziotto Carmine Gallo e dal numero uno della Fiera Enrico Pazzali, abbia avuto accesso da molto tempo a tutti i possibili database italiani importanti. Oltre a quello di SdI (il Sistema di Interscambio della Agenzia Entrate):

Impressionante l’elenco dei dati raggiungibili dagli informatici di Equalize, per come essi stessi li esemplificano: ad esempio «…persona denunciata, arrestata, fermata, in relazione a quale reato… Aci, Istat, Punto Fisco della Guardia di Finanza… l’accesso ai cassetti fiscali in uso all’Agenzia delle Entrate, abbiamo anche le Sos-Segnalazioni di operazioni sospette…». E persino, dice Calamucci, «una certa Consob», l’accesso alla banca dati dell’Autorità di vigilanza della Borsa, «da lì possiamo andare a vedere se una società sta vendendo o comprando azioni in quel momento».

E le intercettazioni telefoniche (si quelle che qualcuno sta cercando di limitare…) sono del 2022. Erano riusciti a fare tutte questo grazie a persone interne, RAT, backdoors ecc…

Calamucci e Gallo in alcune intercettazioni descrivessero un reale incubo istituzionale: e cioè l’aver «bucato» direttamente il ministero dell’Interno. Infatti in una intercettazione dell’ottobre 2022 «Calamucci chiarisce che l’accesso al Centro dati del Ministero dell’Interno avviene» in due modi: «mediante un Rat che la loro organizzazione ha inserito nei relativi server» (Rat è un virus informatico che da remoto prende il controllo dei server come se fosse l’amministratore del sistema), e anche «grazie all’infiltrazione» di persone di sua fiducia all’interno del gruppo di lavoro che ha creato e fa la manutenzione dell’infrastruttura informatica. «Lo Sdi — racconta Calamucci a Gallo — viene progettato dai ragazzi di Bologna e dai ragazzi di Colchester che sono i miei… ed è detenuto nei server fisici di Torino che poi sono in Rat… Quindi il Ministero dell’Interno ha questa struttura e noi abbiamo fortuna…», il che «ancora per poco per noi è un vantaggio enorme… Abbiamo 4 anni e mezzo di vantaggio su tutti perché i miei hanno la manutenzione… Nel frattempo, scarichiamo più dati possibile…».

Inoltre queste persone sembra che prendessero dati sensibili per creare dossier verso persone note:

Chi le chiedeva? Spesso Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano e titolare al 95 per cento di Equalize. Non solo: a questo si aggiunge il filone delle grandi aziende che hanno spiato le chat WhatsApp dei propri dipendenti

«volesse reperire qualche notizia pregiudizievole per mettere in cattiva luce l’immagine di Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana»

presidente di Cassa depositi e prestiti e già presidente di Fiera Milano, Giovanni Gorno Tempini, del giornalista Guido Rivolta che aveva lavorato con lui, della manager di relazioni pubbliche Giuliana Paoletti, del caporedattore del Sole24ore Gianni Dragoni e del giornalista di Repubblica Giovanni Pons, «acquisendo informazioni sui loro contatti e spostamenti, nonché esfiltrando le loro chat WhatsApp» con le parole chiave «Pazzali, Eur, Fiera, Fontana e Bonomi». Con il materiale rubato (e parzialmente ritoccato) avrebbero confezionato «relazioni» di cui Pazzali «faceva ulteriore uso nei suoi rapporti con Paoletti e con Daniela Santanchè». Con la prima per rimproverarla di «aver parlato male di lui», con la ministra del Turismo per «screditare Rivolta e tentare di boicottarne» le voci di «nomina nello staff del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni». Tra gli altri spiati per conto di Pazzali spunta Simona Gelpi di Autogrill, per capire se «ci sia mai qualche roba con Berlusconi», ma anche Paolo Scaroni, presidente del Milan ex ex numero 1 di Eni ed Enel. In questo caso le ricerche erano finalizzate a trovare «informazioni compromettenti su di lui che potessero escluderlo dalla corsa verso la nomina ad amministratore delegato della società Milano-Cortina 2026».

Oltre alle ricerche personali, spuntano poi quelle aziendali. I manager della petrolifera Erg avrebbero infatti chiesto sempre ad Equalize di scoprire se alcuni dipendenti sfruttavano in Borsa notizie dell’azienda. Gli hacker avrebbero dunque inoculato un virus-trojan facendo partire «un’intercettazione indiscriminata e occulta di tutte le comunicazioni e conversazioni dei dipendenti, anche quelle intime e personali su WhatsApp». E ancora, Barilla avrebbe «commissionato un’acquisizione illecita di tabulati telefonici di alcuni dipendenti con il proposito di verificare se qualcuno tra loro avesse passato informazioni sul management al giornalista Andrea Deugeni di Milano Finanza».

Banche dati, chi sono gli «spiati» dagli hacker: da Letizia Moratti ai manager di Cdp e Autogrill – Lettera43

Un “bel’ambientino” insomma. Su cui sta indagando la procura antimafia e antiterrorismo di Milano del Procuratore Melillo.

by giuliomagnifico