«Serve un cambio di passo immediato e convinto, con riforme e investimenti
finalizzati a cogliere le opportunità dello sviluppo sostenibile e a ridurre le disuguaglianze. Il Governo superi le contraddizioni tra le parole e le azioni, e rispetti gli impegni che ha sottoscritto a livello internazionale ed europeo, a partire dal Patto sul Futuro del 22 settembre scorso», così Enrico Giovannini, direttore scientifico di Asvis (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha commentato quando emerso nono rapporto Asvis «Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile».

 

Lo scenario attuale non è positivo: l’Italia risulta in ritardo e fuori strada. Nonostante gli impegni presi, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungerei i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu.

 

Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership.

 

Limitati miglioramenti si rilevano in materia di cibo; energia pulita; lavoro e crescita economica; città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini.

 

Miglioramenti più consistenti riguardano la salute; l’educazione; l’uguaglianza di genere; l’acqua e l’igiene; e l’innovazione. 

 

L’unico obiettivo con un aumento superiore al punto all’anno è quello relativo all’economia circolare.

 

Il rapporto Asvis indica la strada da seguire, facendo riferimento anche all’Unione europea e al suo ruolo di guida. Basti pensare alle opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla nuova governance fiscale Ue per stimolare una transizione verde e digitale giusta.

 

Se le istituzioni rimangono indietro, le imprese e la società civile italiana sono spesso all’avanguardia nelle buone pratiche di sviluppo sostenibile, svolgendo un ruolo fondamentale.

 

Nel documento sono individuati quattro possibili agenti di cambiamento, sia in senso positivo che negativo, che possono condizionare il futuro del Paese: la legge sull’autonomia differenziata; le nuove normative europee sulla rendicontazione di sostenibilità e il dovere di diligenza; l’attuazione del regolamento UE sul ripristino della natura; la modifica della Costituzione del 2022 a tutela di ambiente e future generazioni.

 

A livello globale, l’approvazione del Patto sul Futuro, della Dichiarazione sulle future generazioni e del Global digital compact sono passi importanti per garantire che le istituzioni evolvano e rispondano efficacemente a una realtà radicalmente cambiata prima che sia troppo tardi.

 

La conclusione è unica e inevitabile: l’alternativa a un mondo sostenibile è infatti un mondo insostenibile, come quello attuale.