Il recente report di Legambiente, intitolato “Ecosistema Urbano”, ha acceso i riflettori sulla qualità ambientale delle città italiane, ponendo Torino in una posizione poco invidiabile.

Pubblicato il 28 ottobre, il rapporto ha valutato le performance ambientali di 106 comuni italiani, collocando il capoluogo piemontese all’85esimo posto, tra Foggia e Agrigento, con un punteggio del 47,34%. Un dato che segna un netto peggioramento rispetto agli anni precedenti: nel 2023 Torino era all’82esimo posto, mentre nel 2022 occupava la 65esima posizione. La discesa è evidente, e la città sembra non riuscire a trovare una soluzione efficace alle sue criticità ambientali.

La Pianura Padana, tristemente nota per i suoi livelli elevati di inquinamento atmosferico, non risparmia Torino, che continua a confrontarsi con una qualità dell’aria definita “scarsa” dal rapporto.

Nonostante una lieve diminuzione dei livelli di biossido di azoto, la città si trova ancora ai vertici delle classifiche negative, subito dopo metropoli come Napoli e Milano. Le polveri sottili, le temute PM10, rappresentano un altro problema significativo, posizionando Torino tra le sette aree italiane più colpite da questo inquinante. Ma perché Torino è così vulnerabile all’inquinamento?

Legambiente ha individuato una serie di fattori che contribuiscono a peggiorare la situazione: l’eccessivo numero di auto private, una diffusione limitata degli impianti fotovoltaici, e un sistema di trasporto pubblico che, nonostante l’ampio utilizzo, non riesce a compensare l’impatto ambientale del traffico privato. Con circa sette auto ogni dieci cittadini, la mobilità sostenibile sembra ancora un miraggio.

inquinamento

Un confronto all’interno del Piemonte rivela una situazione complessa e frammentata. Se Torino fatica a migliorare la sua posizione, altre città della regione non fanno di meglio.

Alessandria, ad esempio, occupa un preoccupante 95esimo posto, con un punteggio del 40,83%, segnalando condizioni ambientali ancora più critiche. Tuttavia, c’è una luce in fondo al tunnel: Cuneo, che si distingue come la città più virtuosa del Piemonte, al 17esimo posto nella classifica nazionale. Cuneo rappresenta un esempio positivo, dimostrando che con politiche ambientali efficaci si possono ottenere risultati concreti. Il suo punteggio riflette un’attenzione particolare alla gestione delle risorse e all’adozione di misure sostenibili che potrebbero ispirare anche altre città piemontesi.

Nonostante le preoccupazioni legate all’inquinamento atmosferico, Torino mostra anche segnali incoraggianti in alcuni settori. Sul fronte dei consumi idrici, ad esempio, la città si classifica come la settima meno sprecona d’Italia, con una dispersione del 21,5%, un dato che colloca il capoluogo piemontese tra le città più attente alla gestione dell’acqua.

Anche la raccolta differenziata rappresenta un punto di forza: con una percentuale del 57%, Torino rientra tra le prime venti aree italiane per capacità di riciclo, un risultato positivo in un contesto per lo più critico.

Sul fronte della mobilità, il trasporto pubblico, sebbene non sufficiente a contrastare gli effetti dell’inquinamento, dimostra un utilizzo significativo da parte dei cittadini.

Con una media di 227 utilizzi all’anno per persona e una percorrenza media di 43 chilometri, Torino si colloca tra i primi dieci comuni italiani per frequenza di utilizzo dei mezzi pubblici, un dato che lascia intravedere un potenziale di miglioramento nella riduzione dell’uso di mezzi privati.

Il verde urbano è un altro aspetto che porta una nota positiva. Con 42 alberi ogni 100 abitanti, Torino si posiziona all’undicesimo posto a livello nazionale per copertura verde, una risorsa fondamentale per mitigare l’impatto dell’inquinamento e migliorare la vivibilità della città. Tuttavia, questo dato non è sufficiente a compensare la carenza di infrastrutture per la mobilità sostenibile, come le piste ciclabili, che con soli 8,48 metri ogni 100 abitanti sono ben al di sotto della media di molte altre città italiane. Le città del Nord Europa, come Copenhagen o Amsterdam, continuano a rappresentare modelli di riferimento, ma Torino ha ancora molta strada da fare per avvicinarsi a questi standard.

A livello regionale, anche altre città piemontesi si trovano di fronte a sfide simili.

Vercelli e Novara, pur non essendo ai vertici della classifica di Legambiente, mostrano un miglioramento lento ma costante in settori come il riciclo e la mobilità sostenibile. Un esempio è il progetto pilota di Novara, che ha recentemente introdotto bike-sharing elettrici e ha ampliato la rete ciclabile, cercando di ridurre il traffico urbano e promuovere stili di vita più sostenibili.

Il report di Legambiente non è solo un elenco di dati, ma un chiaro invito all’azione.

Il miglioramento della qualità dell’aria e delle condizioni ambientali non può più essere rimandato.

Torino e le altre città piemontesi hanno tutte le potenzialità per risalire la classifica, ma è necessario un impegno concreto, non solo da parte delle amministrazioni locali, ma anche dai cittadini. La transizione verso una mobilità sostenibile, l’adozione di fonti energetiche rinnovabili e una gestione più attenta delle risorse naturali sono sfide che devono essere affrontate con urgenza.

La qualità dell’aria che respiriamo è un bene comune, e come tale richiede uno sforzo collettivo per essere salvaguardata. Torino, pur trovandosi in una posizione difficile, ha tutte le carte in regola per risalire la china, ma il tempo stringe e le decisioni non possono più essere rimandate.